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Malattie trasmesse da artropodi, povertà e pregiudizio: una nuova sfida per il One Health

Domenico Otranto, Professore di Parassitologia, Direttore di Dipartimento
Nicola Decaro, Professore di Malattie Infettive, Coordinatore del Dottorato di Ricerca in Sanità Animale e Zoonosi

Dipartimento di Medicina Veterinaria,
Università degli Studi di Bari Aldo Moro

Ogni anno, nei mesi estivi, gli artropodi vettori ritornano ad essere di grande attualità, non solo a causa delle loro fastidiose punture, ma anche per il loro ruolo come vettori di numerosi virus (es. West Nile virus, Chikungunya virus), batteri (es. Borrelia burgdorferi, Rickettsia conorii), protozoi (es. Plasmodium spp., Leishmania infantum). Zecche, flebotomi e zanzare tigre si sono ormai da tempo stabilmente insediati nel nostro Paese e la loro presenza si accompagna con la diffusione di nuove e temibili malattie degli animali e dell’uomo.

Anche gli animali domestici possono svolgere un ruolo rilevante, in quanto “serbatoi” di agenti potenzialmente patogeni per l’uomo (in Europa circa 89 milioni e 75 milioni i gatti e i cani, rispettivamente, vivono con le famiglie). Infatti, almeno il 75% delle malattie infettive emergenti nell’uomo sono zoonosi, malattie trasmissibili dagli animali all’uomo. In questo contesto, esiste una sempre più stretta relazione tra la medicina umana e veterinaria entrambe unificate nel concetto di One Health. Concetto, declinato alla fine dello scorso secolo da Calvin W. Schwabe (1927–2006) epidemiologo veterinario e parassitologo, nel suo libro "Veterinary Medicine and Human Health”, ma già fonte d’ispirazione per Ippocrate (V secolo a.C.) nella sua opera “Dell’aria, dell’acqua e dei luoghi”, nella quale egli dimostrò di conoscere bene l’importanza di un ambiente salubre per la salute dell’uomo (le febbri malariche a quel tempo imperversavano in Grecia). Il concetto di One Health prende in considerazione anche la salubrità dell’ambiente in cui tutti gli animali (incluso l’uomo) vivono sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. E questo non certo, e non solo, perché i flebili confini tra i due mondi sono valicati giornalmente da masse di disperati, profughi e immigrati economici, che si spostano verso una speranza di vita, sotto la spinta delle precarie condizioni socioeconomiche, dei conflitti e dell’instabilità politica, ma anche per la crisi globale e per le politiche di Sanità Pubblica nei Paesi sviluppati, che rappresentano il Prototipo della Civiltà (per esempio gli Stati Uniti d’America).
Infatti, numerosi studi di contesto suggeriscono che la privatizzazione dei sistemi sanitari può, è vero, creare centri di eccellenza a diversi livelli, ma anche minare l’efficacia della medicina preventiva per i meno abbienti, generando disparità nella disparità, iniquità nell’iniquità. Le infezioni neglette della povertà, un gruppo di malattie croniche e debilitanti (per esempio, le infezioni da elminti o da protozoi intestinali), affliggono tutt’oggi decine di migliaia di persone che vivono in aree disagiate degli Stati Uniti. È noto che queste malattie influenzano lo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini, gli esiti della gravidanza e la produttività dei lavoratori, intrappolando i poveri in un circolo vizioso della povertà, dal quale è difficile uscire in mancanza di una politica di Welfare sociale.
Le malattie trasmesse da vettore, sono responsabili, a livello globale, di oltre un milione di morti all’anno. Più di 2.5 miliardi di persone in 100 Paesi sono a rischio di contrarre la dengue (una febbre emorragica diffusa nelle aree tropicali e subtropicali del continente asiatico, africano ed americano). La malaria, malattia tra le più conosciute e contro la quale enormi sforzi economici e politici sono stati messi in atto, è tuttora causa di più di 600.000 morti l’anno, la maggior parte dei quali tra i bambini al disotto dei 5 anni di età. Le vere vittime di molte malattie parassitarie. Un esempio per tutti: il virus Zika, trasmesso da Aedes aegypti (lo stesso vettore di dengue e chikungunya) dal maggio del 2015 è stato introdotto in Brasile dall’Uganda e Tanzanìa, determinando una grave epidemia di microcefalia nei neonati (a seguito di infezione contratta in gravidanza), ed annoverando negli ultimi 4 mesi 1.5 milioni di persone infette e circa 3.500 casi clinici. Dal Brasile, Zika si è rapidamente espanso al resto delle nazioni sud-americane e, nel febbraio di quest’anno, la World Health Organization ha dichiarato un’emergenza pubblica, prevedendo che l’infezione si espanderà in tutti gli Stati Uniti di America, eccetto in Canada, e nella zona interna del Cile dove non è presente il vettore.
Ad oggi, circa il 17% dei casi di malattie infettive nell’uomo è causato da Vector Borne Diseases (VBD) e l’incidenza di alcune di esse (ad esempio, malaria, leishmaniosi e dengue) è destinata ad aumentare sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli “industrializzati”. Questo preoccupante trend è da ricondurre non solo all’incremento delle temperature medie stagionali, ma anche all’introduzione di vettori esotici e dei patogeni da essi trasmessi in zone precedentemente indenni (si pensi all’introduzione della zanzara tigre - Aedes albopictus- in Europa e di Ehrlichia canis e di Leishmania infantum negli Stati Uniti) e, soprattutto, alle modificazioni degli ecosistemi urbani e peri-urbani sempre più favorevoli alla riproduzione degli artropodi.
Gli artropodi vettore e le zoonosi da essi trasmesse rappresentano uno dei focus di studio presso il
Dipartimento di Medicina Veterinaria (DiMeV) dell’Università di Bari Aldo Moro. Infatti, il DiMeV è stato ammesso ad un importante finanziamento del MIUR che consentirà di realizzare un piano strategico per promuovere la Ricerca, le infrastrutture e il reclutamento di personale nel quinquennio 2018-2022. Il progetto di ricerca approvato è incentrato sulla Sanità Pubblica con il fine di implementare lo sviluppo di sistemi di sorveglianza epidemiologica, la messa a punto di test diagnostici innovativi e la definizione di strategie di profilassi per ridurre il rischio delle malattie infettive e parassitarie trasmesse dagli animali all’uomo. Il progetto ha, come ulteriore caposaldo, l’individuazione di tecniche di allevamento e gestione della sicurezza alimentare, finalizzate ad incrementare l'effetto benefico sulla sanità pubblica.
In questo ambito, l’Università di Bari può e deve svolgere un ruolo di primo piano nel promuovere il concetto di One Health: una missione da condurre nel contesto della Ricerca nell’area medica e veterinaria, per promuovere quella cultura sociale, della solidarietà e dell’accettazione di cui l’Italia ha sempre maggiore bisogno.

Referenza
Benelli G, Pombi M, Otranto D. 2018. Malaria in Italy - Migrants Are Not the Cause. Trends Parasitol. 34(5):351-354. d

Angelo Vacca, MD, PhD

Professor of Medicine
Department of Biomedical Sciences and Human Oncology
Chief Clinica Medica "G. Baccelli"
University of Bari Medical School
I-70124 BARI (Italy)

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